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Gianni Micheli (1936-2025)

Elio Nenci

Università degli Studi di Milano elio.nenci@unimi.it

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Il giorno 7 luglio 2025 è morto a Fano all’età di 89 anni Gianni Micheli. Nato a Milano il 27 marzo 1936, docente di Storia della scienza e della tecnica all’Università degli studi di Milano dal 1969 al 2008, Gianni è stato il punto di riferimento per molte generazioni di studenti interessati ad approfondire la conoscenza dello sviluppo storico della scienza. Un approfondimento che avveniva tramite un’attività didattica svolta con grande passione, impostata su corsi monografici sempre diversi spazianti dall’antichità alla contemporaneità. In questo modo egli rendeva evidente, a chi l’ascoltava, la complessità e le difficoltà insite nel lavoro di lettura delle fonti studiate, premessa essenziale per la costruzione di un’interpretazione storica rigorosa della scienza.

Due aspetti del lavoro dello storico della scienza, vale a dire lo studio della documentazione trasmessaci dal passato e la riflessione sulla natura dell’attività svolta da chi compie l’indagine storica, erano costantemente presenti nelle sue lezioni e derivavano direttamente dalla sua esperienza di studioso. Un’esperienza costruita in più di cinquanta anni di attività, in un periodo storico che parte dal momento in cui la storia della scienza viene introdotta all’interno delle facoltà umanistiche, per giungere fino a oggi. Sulla sua lunga vicenda biografica, strettamente collegata con gli sviluppi della storia della scienza in Italia, Gianni aveva rilasciato una lunga intervista pubblicata nel 2016. Questa intervista ci guiderà ora in questo ricordo.

Fin dalla preparazione della sua tesi di laurea in filosofia, intitolata La biologia di Descartes, Gianni ebbe modo di verificare le difficoltà connesse con la scelta di un tema non direttamente riconducibile alla tradizione degli studi italiani dedicati alla figura del filosofo francese. Dirà nella già citata intervista, la scelta di «un argomento scientifico, ma di carattere filosofico: il meccanicismo» fu autonoma e derivò «da una esercitazione che avevo fatto per il corso di Paolo Rossi su Bacone e dalla lettura del libro di Franco Alessio su Harvey»[Beretta, Lazzari, Nenci, 2016, p. 13]. Presentata nell’anno accademico 1958-1959, la tesi aveva come relatore Mario Dal Pra, uno dei più validi storici della filosofia allora presenti in Italia, ma il lavoro di ricerca fu svolto «autonomamente senza alcun ausilio, né da parte di Dal Pra, né di Geymonat, che non erano competenti in materia» [Beretta, Lazzari, Nenci, 2016, p. 13-14]. Nonostante la non competenza specifica di Dal Pra sul tema della tesi, la sua metodologia di studio fu una sicura guida per il giovane laureando, che impostò il suo «studio sull’analisi dei testi e delle fonti», indagando «la biologia di Descartes alla luce della medicina cinquecentesca» [Beretta, Lazzari, Nenci, 2016, p. 14].

Iniziava così quel percorso di ricerca che nel 1966 portò all’edizione, nella collezione dei classici della scienza UTET, del primo volume delle opere scientifiche di Descartes dedicato alla biologia. Ma per giungere a quel risultato fu necessario sia approfondire le ricerche sulle possibili fonti dell’opera cartesiana, sia l’incontro con Luigi Belloni, di cui egli fu assistente tra il 1965 e il 1969. Fu tramite un soggiorno di studio svolto a Parigi, che egli ampliò «ulteriormente il problema delle fonti», dedicandosi «allo studio della medicina greca», perché si era convinto «che per capire bene un autore del Seicento bisognava risalire ai Greci» [Beretta, Lazzari, Nenci, 2016, p. 14]. Mentre Belloni gli «insegnò ad usare il microscopio» e lo «introdusse agli aspetti tecnici della medicina cinquecentesca e secentesca», oltre a fargli «conoscere e amare Malpighi, il più cartesiano dei galileiani» [Beretta, Lazzari, Nenci, 2016, p. 23].

Le suddette ricerche non erano disgiunte dalla lettura sistematica dei classici della storia della medicina e della scienza. Le storie della medicina di Kurt Sprengel e Charles Victor Daremberg, le opere dei grandi storici della scienza Pierre Duhem, Paul Tannery, Ernst Mach, Alexandre Koyré, Émile Meyerson, Abel Rey, furono da lui attentamente studiate e fecero emergere con forza quell’«interesse per la metodologia e la teoria della storia della scienza» [Beretta, Lazzari, Nenci, 2016, p. 23], che lo accompagnerà per tutta la vita.

Tali questioni metodologiche e teoriche furono in quegli stessi anni al centro di importanti convegni, che coinvolsero storici, filosofi e scienziati. Gianni fu testimone in prima persona di alcuni di questi dibattiti, e a distanza di anni fu in grado di offrire una preziosa ricostruzione di quanto avvenne allora, soffermandosi in particolare sul ruolo avuto da Ludovico Geymonat in quel frangente. Era il momento in cui la storia della scienza aveva bisogno di essere promossa come nuova disciplina, con la speranza di riuscire a fare inserire il nuovo insegnamento nelle facoltà scientifiche e umanistiche. Mancava però una visione chiara della figura che avrebbe dovuto assumere tale incarico. Questo è il giudizio retrospettivo che, a suo avviso, emergerebbe dalla discussione avvenuta durante il Primo convegno internazionale di ricognizione delle fonti per la storia della scienza italiana: i secoli XIV-XVI (Pisa, 14-16 settembre 1966) promosso dalla Domus Galilaeana. Geymonat avrebbe voluto attuare una «rifondazione dell’area di storia della scienza» [Beretta, Lazzari, Nenci, 2016, p. 26], ma nel dibattito generale non riuscì ad offrire un disegno chiaro della nuova disciplina. Ciò che mancò, secondo Gianni, fu un confronto diretto con la vecchia storiografia disciplinare della scienza, presente in forze al convegno pisano. Di fatto il problema di una rigorosa determinazione della nuova disciplina rimaneva aperto, visto che, secondo lui, troppo limitata era «la visione della storia della scienza propugnata da Garin, Paolo Rossi, Vasoli, Gregory» in quello stesso convegno; costoro, in sostanza, la riducevano a «una estensione delle ricerche di storia della filosofia e della storia delle idee» [Beretta, Lazzari, Nenci, 2016, p. 27].

In un successivo convegno promosso dal Centro di studi metodologici a Torino nel 1967, Gianni poté intervenire direttamente su tali questioni, offrendo una prima riflessione di carattere teorico sulla storia della scienza. Il suo intervento, intitolato Storia della scienza e storia della filosofia: problemi di metodo, è il frutto già maturo del costante confronto con le posizioni di molti degli storici della scienza precedentemente ricordati [Beretta, Lazzari, Nenci, 2016]. Non entreremo qui nel merito delle tesi ivi sostenute, ricorderemo solo che esse suscitarono la critica di Paolo Rossi nell’intervento di chiusura del convegno. Gianni raccontò la vicenda in questo modo: «Geymonat gli aveva dato l’incarico di concludere i lavori, implicitamente richiedendogli di tenere un atteggiamento equilibrato, ma nello stesso tempo critico nei confronti degli studiosi che lo avevano preceduto. Paolo Rossi mi conosceva molto bene, perché in quel periodo lavoravamo insieme alla Vallardi, e avevamo continui scambi intellettuali su quei temi, quindi fu per lui naturale enfatizzare la posizione normativa contenuta nel mio intervento, osservando che io avevo individuato categorie forti, mentre lui privilegiava una pluralità di approcci storiografici» [Beretta, Lazzari, Nenci, 2016, p. 31]. Al convegno torinese parteciparono anche altri giovani studiosi formatisi a Milano con Geymonat, che ebbero in questo modo la possibilità di presentare le «prospettive e i metodi seguiti nelle loro ricerche» [Beretta, Lazzari, Nenci, 2016, p. 30].

Negli anni successivi il rapporto di Gianni con Geymonat si consolidò, favorendo così la sua partecipazione alla stesura della Storia del pensiero filosofico e scientifico. Geymonat era convinto che l’edizione di questa grande opera «avrebbe contributo in modo determinante al rinnovamento culturale dell’Italia», ed era riuscito «a trasmettere la sua sicurezza per tale iniziativa anche ai collaboratori» [Beretta, Lazzari, Nenci, 2016, p. 35]. Gianni descrisse questa collaborazione come «un’esperienza esaltante», che si concretizzò nella stesura di ben sette capitoli di testo e tre capitoli bibliografici. Nel primo volume, L’antichità – Il medioevo (Milano, 1970), egli scrisse due capitoli della sezione sull’antichità, uno di poche pagine: Il declinare dello spirito scientifico (p. 7), e uno assai più corposo: Le ricerche medico-biologiche: Galeno (p. 17). Il secondo volume, Il Cinquecento – Il Seicento (Milano, 1970), vide un suo maggiore impegno nella stesura della sezione dedicata al XVII secolo, dove i capitoli: Caratteri e prospettive del meccanicismo nel Seicento (p. 22) e Sviluppo delle scienze reali nel XVII secolo: fisica, chimica, biologia (p. 60), oltre alla bibliografia della sezione IV del volume: Il pensiero filosofico da Cartesio a Newton (p. 27), si devono alla sua penna. Altrettanto vasta fu la sua partecipazione alla composizione del terzo volume, Il Settecento (Milano, 1971), dove ben tre capitoli furono scritti da lui: La critica dell’«esprit de systeme» e l’ideale enciclopedico del sapere (p. 28), L’Enciclopedia, (p. 36) e Ulteriori sviluppi dell’illuminismo francese: Holbach e Condorcet (p. 27), a cui si aggiunge la vasta bibliografia dell’intero volume (p. 73). Il duro lavoro bibliografico, ricordiamoci che siamo in un’epoca non informatizzata, fu replicato anche per il quarto volume L’Ottocento (Milano, 1971), con la bibliografia della sezione VI: Romanticismo, razionalismo metafisico e primo positivismo (p. 57).

Subito dopo avere terminato la sua collaborazione alla Storia del pensiero filosofico e scientifico egli riprese in mano un progetto abbandonato in precedenza: una traduzione italiana del Leviatano di Hobbes, che lo impegnò per circa 3 anni. Il suo interesse per questo classico del pensiero politico nasceva «da un tentativo di comprensione del meccanicismo in generale, in quanto Hobbes presenta lo stato come un corpo meccanico» [Beretta, Lazzari, Nenci, 2016, p. 37].

Nello stesso periodo in cui lavorava alla traduzione del Leviatano Gianni fu coinvolto, con ruoli diversi, in due importanti iniziative culturali dell’editore Giulio Einaudi: Enciclopedia e Storia d’Italia. L’artefice di questo suo coinvolgimento fu Ruggiero Romano, che egli aveva conosciuto quando era stato a Parigi nel 1963 ospite della Maison d’Italie. Contattato da Romano intorno al 1969, Gianni doveva servire da tramite tra il curatore della Storia d’Italia e Geymonat. L’idea di Romano era quella di affidare a Geymonat la stesura di una sezione sulla scienza italiana da inserire nell’opera allora in gestazione. Fallita l’operazione, Romano propose allo stesso Gianni di scrivere la parte relativa alla scienza in Italia, ma la proposta fu allora declinata, così la Storia d’Italia uscì senza questa importante sezione [Beretta, Lazzari, Nenci, 2016, p. 40-41]. Questa vicenda lo aveva però riavvicinato a Romano, che in seguito lo convinse a collaborare al progetto dell’Enciclopedia Einaudi, dove egli scrisse le seguenti voci: Caos/cosmo, Infinito, Macrocosmo/microcosmo, Mondo, Reale, Unità, e nel quattordicesimo volume, Sistematica: Esoterico/essoterico, Natura. Ricordando questa sua collaborazione Gianni disse: «devo essere grato a Romano per avermi affidato delle voci così impegnative per L’Enciclopedia, e per avermi di fatto indirizzato verso l’analisi linguistico concettuale dei problemi filosofici. […] Nelle mie voci, in complesso, traspare l’ampiezza di vedute, la mia vocazione razionalistica, la stretta connessione tra analisi storica e teorica e, soprattutto, una raggiunta maturità nella trattazione generale di temi storici e filosofici» [Beretta, Lazzari, Nenci, 2016, p. 41-42].

Sempre dal suo rapporto con Romano nacque l’idea di rimediare alla lacuna relativa alla scienza presente nella Storia d’Italia. La stesura dell’Annale 3. Scienza e tecnica nella cultura e nella società dal Rinascimento a oggi (1980) avrebbe dovuto svolgere questa funzione. La modalità con cui Gianni affrontò il compito fu molto interessante e innovativa, e non mancò di sollevare perplessità e critiche nella comunità degli storici della scienza. L’impostazione del lavoro era stata suggerita dallo stesso Romano, che bocciò il primo progetto presentato da Gianni, un progetto che prevedeva di «illustrare, più o meno analiticamente, i contenuti più rilevanti della scienza italiana nel contesto dei vari momenti dello sviluppo della società civile». Secondo il curatore della Storia d’Italia tale impostazione non sarebbe stata omogenea con lo spirito generale dell’opera, che invece avrebbe richiesto di soffermarsi «non sui contenuti, ma sui caratteri essenziali della scienza italiana» [Beretta, Lazzari, Nenci, 2016, p. 42]. Per svolgere questo nuovo compito Gianni si circondò di collaboratori, alcuni allora molto giovani, a cui delegò la composizione di ampie porzioni del volume, tra questi basti qui citare Roberto Maiocchi, Pietro Redondi, Ugo Baldini e Massimo Galuzzi. Scrisse in prima persona due capitoli del volume, uno per la parte che trattava La fondazione della tradizione scientifica, (cap. L’assimilazione della scienza greca), l’altro per la parte intitolata Il carattere empirico e specialistico delle scienze (cap. Scienza e filosofia da Vico a oggi).

Come si è detto, la pubblicazione del volume degli Annali provocò molte critiche, e già allora Gianni rispose ad alcune delle obiezioni sollevate contro l’impostazione da lui scelta per presentare lo sviluppo della scienza in Italia [Galluzzi, 1981] [Micheli, 1983]. A distanza di anni ebbe anche la possibilità di chiarire meglio, con alcuni dei suoi critici, quanto avvenuto all’uscita del volume [Micheli, 2005]. Retrospettivamente egli spiegò così quelle vicende: «I risultati non furono del tutto adeguati alle intenzioni e suscitarono alcune reazioni positive, ma anche critiche molto forti all’impostazione e alla stesura dell’opera causate in gran parte, a mio parere, da una incomprensione di fondo del progetto originario» [Beretta, Lazzari, Nenci, 2016, p. 42]. Un’incomprensione che, a suo avviso, era in parte riconducibile «a manchevolezze e difetti dell’opera», che potevano in parte essere individuati negli «squilibri e disomogeneità nella trattazione degli argomenti», nella insufficiente illustrazione degli «elementi caratterizzanti dell’iniziativa editoriale» e nell’assenza di studi particolari a sostegno della «dimensione delimitata ed empirica della scienza italiana» [Beretta, Lazzari, Nenci, 2016, p. 43].

Negli anni successivi all’uscita degli Annali Gianni continuò a partecipare al dibattito teorico sulla storia della scienza, ma piano piano emersero in lui interessi di ricerca nuovi, che lo spinsero a occuparsi prevalentemente della scienza e della tecnica greco-romana, e in particolare della ‘meccanica’. In questo caso si trattò della ripresa di un argomento già toccato superficialmente quando era ancora studente, che ora, attraverso uno studio approfondito, mostrava aspetti nuovi e decisivi per una più corretta e rigorosa concezione dell’evoluzione della scienza sul lungo periodo. Al centro di questo processo di rielaborazione teorica ci sono i Problemi meccanici pseudoaristotelici, l’opera di ‘meccanica’ più antica giunta fino a noi.

Sulla base delle interpretazioni più diffuse si sarebbe dovuto pensare «che i testi antichi di una disciplina scientifica avessero una relazione diretta con quelli successivi, cioè che rappresentassero in forma rozza ed embrionale la formulazione moderna del fatto scientifico» [Beretta, Lazzari, Nenci, 2016, p. 51]. Questa visione del processo evolutivo della scienza non aveva mai convinto Gianni, e lo studio approfondito dell’opera pseudoaristotelica gli permise di chiarirne meglio l’inadeguatezza di fondo. Assai importante in questo caso fu la metodologia scelta per l’indagine, ben espressa da lui nel 2016: «Cominciai ad analizzare tutto ciò che era stato scritto sull’argomento partendo dal periodo rinascimentale in cui l’opera venne conosciuta o riconosciuta, e non dagli studi moderni». Intorno al 1985 questo non era un compito facile, sia per la difficoltà di reperimento dei testi, sia per l’impossibilità di gestire con precisione la loro numerosità, che costringeva ad un continuo passaggio da un’opera all’altra. Posso affermare con cognizione di causa questa situazione, forse incomprensibile per chi è cresciuto in mezzo a computer e banche dati, perché fu proprio in uno dei corsi dedicati alla lettura analitica dei Problemi meccanici che ebbi modo di conoscere più a fondo Gianni. Si trattava di un corso che utilizzava una versione italiana rinascimentale del testo, insieme a una versione italiana di una parafrasi latina composta nello stesso periodo. Ogni parte del testo veniva poi visto alla luce di uno o più commenti latini, che implicavano continui rimandi al testo greco e alle più diffuse traduzioni latine dell’epoca. Ce n’era abbastanza per scoraggiare il più volenteroso degli studenti. Eppure, la faticosa lezione era affascinante, perché permetteva di vivere in diretta la formazione dell’interpretazione storica, la ricostruzione di una tradizione scientifica dell’antichità alla luce di un quadro interpretativo simile a quello espresso nel testo. Solo dopo questo laboriosissimo lavoro si passava alle posizioni degli interpreti moderni, che assumevano così un carattere molto più problematico.

I risultati di questo particolare approccio metodologico si possono ammirare nel suo Le origini del concetto di macchina, un’opera che ha avuto un certo impatto sugli studi successivi in ambito internazionale. Dalla competenza mostrata in questo lavoro nacque la sua collaborazione alla Storia della scienza Treccani, per la quale scrisse il capitolo sulla ‘meccanica’ nel primo volume dedicato alla scienza antica nella sezione IV concernente La scienza greco-romanaIl suddetto libro fu, inoltre, la causa principale dei primi contatti di Gianni con il Max-Planck Institut per la storia della scienza di Berlino, dove Jürgen Renn dirigeva un grande progetto di ricerca concernente la storia della meccanica dall’antichità al XX secolo. Direttamente connesso con l’attività del gruppo di ricercatori attivi a Berlino fu lo svolgimento delle Letture Galileiane del 2007 in quella città, a cui Gianni partecipò con il contributo Scienza e tecnica: i testi della meccanica classica nell’opera di Galileo. Corollario a queste ricerche sono anche alcuni importanti contributi apparsi negli anni successivi, basti qui ricordare quelli dedicati al concetto di ‘automa’ e all’opera di Erone di Alessandria dedicata alla costruzione di questi dispositivi.

Questi argomenti portarono Gianni a interessarsi anche degli oggetti reali della ‘meccanica’, sia di quelli antichi pervenuti frammentari fino a noi (pompa idraulica di epoca romana conservata nel museo di Merida in Spagna), sia delle ricostruzioni storicamente fondate degli stessi (riproduzioni di macchine belliche antiche custodite nel museo di Saalburg in Germania). Egli si recò a vedere di persona questi oggetti, e da perfetto buongustaio non mancò mai di collegare sempre il suo viaggio con il godimento delle prelibatezze eno-gastronomiche locali. Memorabile per me fu il suo viaggio in Germania, perché trovandomi io a Monaco di Baviera per ricerche, fui invitato da lui, che stava andando a Saalburg, a una sontuosa cena in uno dei migliori ristoranti della città, rigorosamente scelto con la guida Michelin.

Le ricerche relative alla ‘meccanica’ antica furono poi la causa della costituzione di un gruppo di studiosi di formazione diversa, che nel 2007-2008, tramite un progetto PRIN, lavorò all’edizione di uno dei commenti più importanti dell’opera pseudoaristotelica: le Exercitationes di Bernardino Baldi. Fu questo l’ultimo lavoro d’equipe coordinato da Gianni, e fu un lavoro che gli dette grandi soddisfazioni. Facevano parte del gruppo, oltre allo scrivente e a Gianni, Antonio Becchi, Enrico Gamba, Romano Gatto, Massimo Galuzzi, Adriano Carugo, Ferruccio Franco Repellini e Sergio Aprosio.

Quasi tutti questi studiosi, insieme a molti altri, parteciperanno anche ai numerosi Seminari di studi sulla scienza antica e la sua tradizione, che dal 2002, con cadenza di circa 15-18 mesi, si tennero a Palazzo Feltrinelli a Gargnano. L’idea iniziale di questi seminari fu di Gianni e di Ferruccio Franco Repellini, essa nasceva dall’esigenza di favorire, all’interno della piccola comunità degli studiosi di storia della scienza antica, «l’interscambio di conoscenze» e soprattutto di «creare le condizioni che favorissero una collaborazione, anche in base a discussioni aperte sulle differenti concezioni storiografiche» [Repellini, Micheli, 2011, p. 8]. Fin dall’inizio fu deciso di ampliare l’ambito di riferimento anche al Medioevo, al Rinascimento e alla prima età moderna, epoche che, nell’ottica di Gianni, erano difficilmente comprensibili senza una conoscenza della scienza antica. In tutte le undici edizioni del Seminario (l’ultima si tenne nel settembre 2022) Gianni fu presente e oltremodo soddisfatto dell’atmosfera non formale e piacevole che si era creata tra i partecipanti.

Siamo così giunti all’ultimo periodo della sua attività e della sua vita. Sono gli anni successivi al 2008, anno in cui avvenne il suo pensionamento. Questo passaggio fu in un certo modo doloroso per Gianni, che si sentiva ancora capace, e lo era, di potere offrire qualcosa d’importante ai suoi interlocutori, che nella sua ottica erano in primo luogo gli studenti. L’ho sentito più volte rimpiangere il contatto con gli studenti, la lezione gli mancava, e visto quanto detto in precedenza si capisce il perché, quell’attività era un momento importante nella formazione del suo pensiero. Va qui ricordato che questa disponibilità nei confronti del discente, non fu solo limitata alla figura dello studente universitario, ma assunse in lui un carattere più ampio e universale. Più volte mi ha ricordato il suo impegno rivolto a definire un buon piano di studio per l’operaio che avesse voluto partecipare alle ‘150 ore per il diritto allo studio’. Era stata la moglie Pina, allora impegnata all’interno della CGIL, a interessarlo alla questione, e Gianni si era applicato con grande impegno, convinto che anche questo tipo studente, data l’universalità della scienza, avesse diritto a conoscerne la storia nella sua forma più alta.

Seppure non fosse più attivo nell’insegnamento, Gianni continuò a studiare e a confrontarsi con colleghi e giovani ricercatori. Molte volte la discussione verteva su temi che lo avevano interessato negli anni precedenti, temi che aveva trattato nei suoi corsi senza essere riuscito a dargli una strutturazione definitiva. Alcuni di queste ‘ricerche interrotte’ erano pressoché pronte per la pubblicazione. È questo il caso dei capitoli apparsi in L’unione fra la scienza e la tecnica: una faticosa conquista, o delle sue ricerche sulla figura di Auguste Comte (di prossima pubblicazione). Altre indagini erano ancora in fase di elaborazione, come ad esempio quelle dedicate alla partizione disciplinare delle scienze nel mondo greco, un tema che lo aveva impegnato per molti anni. Un’idea dell’approccio presente in queste ultime ricerche si può avere tramite la lettura del primo capitolo dell’opera del 2019 appena citata, là dove si parla del rapporto tra scienza e tecnica nell’antichità.

A questa attività, indirizzata soprattutto alla valorizzazione dei materiali inediti, si aggiunse anche una ripresa di alcuni studi già conclusi. Questa ripresa è da mettere direttamente in relazione con il trasferimento di Gianni a Fano. Avvenuto circa 4 anni fa, dopo una vita passata a Milano, il trasloco nella città marchigiana era spesso da lui scherzosamente equiparato a un esilio. Un grande cambiamento, a cui egli aveva immediatamente reagito, riprendendo con rinnovato entusiasmo lo studio di alcuni autori rinascimentali della cosiddetta scuola matematica di Urbino: Federico Commandino, Guidobaldo del Monte, Bernardino Baldi. Non solo. Riannodando i contatti con l’Università di Urbino, e soprattutto con Vincenzo Fano e Davide Pietrini, Gianni incominciò a pensare all’organizzazione di un convegno dedicato alla figura di Guidobaldo del Monte, il massimo esponente della tradizione della ‘meccanica archimedea’ nella seconda metà del XVI secolo. L’idea venne poi realizzata nel convegno Guidobaldo del Monte nella storia della scienza, tenutosi a Mombaroccio, feudo dei del Monte, il 20 luglio 2024. Un convegno fortemente voluto da Gianni, che aveva personalmente contattato l’amministrazione comunale e cercato il patrocinio dell’Università degli Studi di Urbino ‘Carlo Bo’. In questo ultimo incontro pubblico egli mostrò ancora una volta, presentando un intervento intitolato Guidobaldo delMonte ed il culto della scienza antica, sia la sua capacità di analisi, sia la sua grande conoscenza delle dinamiche presenti nella scienza rinascimentale. Ancora pochi giorni prima della sua morte, pur trovandosi in un letto d’ospedale, il suo pensiero principale era rivolto alla pubblicazione degli atti di questo convegno. Non mancava di sollecitare per telefono i ritardatari a consegnare i loro testi, e man mano che questi arrivavano mostrava la propria soddisfazione per la qualità dei contributi. Il volume, che dovrebbe uscire in tempi brevissimi, era pressoché compiuto al momento della sua morte. Purtroppo, Gianni non potrà vedere il libro nella sua forma definitiva, ma anche questa ultima pubblicazione rimane indissolubilmente legata ai suoi sforzi e al suo entusiasmo di studioso, un entusiasmo che non è mai venuto meno nel corso degli anni.

BIBLIOGRAFIA DEGLI SCRITTI DI GIANNI MICHELI

Collaborazioni a grandi opere

Ludovico Geymonat, Storia del pensiero filosofico e scientifico, Milano, Garzanti: Vol. I, L’antichità – Il medioevo, Milano, Garzanti, 1970: Sez. I, Il pensiero filosofico e scientificonell’antichità classica, Cap. XVII, Il declinare dello spirito scientifico, p. 344-351; Cap. XIX, Le ricerche medico-biologiche: Galeno, p. 370-387. - Vol. II, Il Cinquecento – Il Seicento, Milano, Garzanti, 1970: Sez. IV, Il pensiero filosofico da Cartesio a Newton, Cap. VIII, Caratteri e prospettive del meccanicismo nel Seicento, p. 409-431; Cap. XI, Sviluppo delle scienze reali nel XVII secolo: fisica, chimica, biologia, p. 480-540; Bibliografia della sez. IV, p. 664-691. - Vol. III, Il Settecento, Milano, Garzanti, 1971: Sez. V, L’illuminismo. Kant, Cap. X, La critica dell’«esprit de système» e l’ideale enciclopedico del sapere, p. 315-343; Cap. XI, L’Enciclopedia, p. 344-380; Cap. XIII, Ulteriori sviluppi dell’illuminismo francese: Holbach e Condorcet, p. 408-435; Bibliografia della sez. V, p. 635-708. - Vol. IV, L’Ottocento, Milano, Garzanti, 1971: Bibliografia della sez. VI, Romanticismo, razionalismo metafisico e primo positivismo, p. 723-805.

Enciclopedia, diretta da Ruggiero Romano, Torino, Einaudi: Vol. II, Ateo – Ciclo, Torino, Giulio Einaudi Editore, 1977, voce: Caos/cosmo, p. 572-588. - Vol. VII, Imitazione – Istituzioni, Torino, Giulio Einaudi Editore, 1979, voce: Infinito, p. 522-561. - Vol. VIII, Labirinto - Memoria, Torino, Giulio Einaudi Editore, 1979, voce: Macrocosmo/microcosmo, p. 637-659. - Vol. IX, Mente – Operazioni, Torino, Giulio Einaudi Editore, 1980, voci: Mondo, pp. 468-490; Natura, p. 715-756. - Vol. XI, Prodotti – Ricchezza, Torino, Giulio Einaudi Editore, 1980, voce: Reale, p. 669-687. - Vol. XIV, Tema/motivo – Zero, Torino, Giulio Einaudi Editore, 1981, voce: Unità, p. 556-574. - Vol. XV, Sistematica, Torino, Giulio Einaudi Editore, 1982, voci: Esoterico/essoterico, p. 226-231; Natura, p. 434-442.

Storia d’Italiacoordinata da Ruggiero Romano e Corrado Vivanti, Torino, Einaudi: Annali 3, Scienza e tecnica nella cultura e nella società dal Rinascimento a oggi, a cura di Gianni Micheli, Torino, Giulio Einaudi Editore, 1980: parte II, La fondazione della tradizione scientifica, cap. L’assimilazione della scienza greca, p. 201-257; parte III, Il carattere empirico e specialistico delle scienze, cap. Scienza e filosofia da Vico a oggi, p. 551-675. Il volume è discusso da Paolo Galluzzi, Una rivalutazione “idealistica della scienza”, «Intersezioni», 1 (1981), p. 651-667; Enrico Bellone, La buona scienza cresce solo fra le braccia della metafisica?, «Critica marxista: rivista bimestrale», 20 (1982), p. 109-116; Dorinda Outram, Italian science, «British Journal for the History of Science», 15 (1982), p. 293-301; Lanfranco Belloni, «Annali dell’Istituto e Museo di storia della scienza di Firenze», 5 (1980), p. 124-129; recensito da Alberto Cambrosio, «ISIS», 73 (1982), p. 281-282.

Gianni Micheli, A proposito di una presunta rivalutazione idealistica della scienza, «Intersezioni», 3 (1983), p. 173-180, (Risposta all’intervento di Paolo Galluzzi).

Gianni Micheli, Una discussione sulla scienza italiana: venticinque anni dopo, in Scienze e storia nell'Italia del Novecento, a cura di Claudio Pogliano, Pisa, Plus, 2005, p. 151-155.

Storia della scienza, Treccani: Vol. I, La scienza antica, sez. IV, La scienza greco-romana, parte III, La scienza e le scienze, cap. XXVIII, Meccanica, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 2001, p. 926-945.

Monografie e raccolte di scritti

Gianni Micheli, Le origini del concetto di macchina, L.S. Olschki, Firenze, 1995.

Discusso da Carlos Solís Santos, El concepto de máquina, «Asclepio», 48 (1996), p. 201-208; recensito da Giovanni Di Pasquale, «Nuncius», 10 (1995), p. 776-779; Walter R. Laird, «ISIS»,87 (1996), p. 150; Ferruccio Franco Repellini, «Rivista di storia della filosofia», 52 (1997), p. 175-178.

Gianni Micheli. Mezzo secolo di storia della scienza a Milano, a cura di Marco Beretta, Marina Stefania Lazzari, Elio Nenci, Milano, Mimesis, 2016.

Gianni Micheli, L’unione fra la scienza e la tecnica: una faticosa conquista, Milano, Mimesis, 2019.

Edizioni e traduzioni

René Descartes, Opere scientifiche, Vol. I, La Biologia, a cura di Gianni Micheli, Torino, UTET, 1966.

Thomas Hobbes, Leviatano, nuova traduzione e note di Gianni Micheli, Firenze, La Nuova Italia, 1976. Ristampa per La Nuova Italia, Scandicci, 1987 e con saggio introduttivo di Carlo Galli, BUR, Milano, 2011.

Contributi in volumi collettanei

Storia della scienza e storia della filosofia: problemi di metodo, inAtti del convegno sui problemi metodologici di storia della scienza: Torino, Centro di studi metodologici, 29-31 marzo 1967, Firenze, G. Barbera, 1967, p. 22-38, anche in «Rivista di storia della filosofia», 22 (1967), p. 303-318. Ristampa in Gianni Micheli, Mezzo secolo di storia della scienza a Milano, p. 75-102.              

Il significato e l’importanza della storia della scienza, in Il problema delle scienze nella realtà contemporanea: atti dei seminari varesini 1980-1984, introduzione e cura di Michele Massafra e Fabio Minazzi, Milano, FrancoAngeli, 1985, p. 163-171. Ristampa in Gianni Micheli, Mezzo secolo di storia della scienza a Milano, p.103-113.             

L’opera filosofica di Sophie Germain, in Scienza e filosofia: saggi in onore di Ludovico Geymonat, a cura di Corrado Mangione, Milano, Garzanti, 1985, p. 712-729.

La storia della scienza nella cultura italiana, in La scienza tra filosofia e storia in Italia nel Novecento: atti del Congresso internazionale, Varese, 24-25-26 ottobre 1985, a cura di Fabio Minazzi e Luigi Zanzi, Roma Presidenza del Consiglio dei ministri, Direzione generale delle informazioni, dell’editoria e della proprietà letteraria artistica e scientifica, Roma, Istituto Poligrafico dello Stato, 1987, p. 295-308. Ristampa in Gianni Micheli, Mezzo secolo di storia della scienza a Milano, p. 115-139.             

Gli studi di storia della matematica, in La matematica italiana tra le due guerre mondiali; atti del convegno tenutosi a Gargnano del Garda nel 1986, Bologna, Pitagora, 1987, p. 265-278. Ristampa in Gianni Micheli, Mezzo secolo di storia della scienza a Milano, p. 141-163.

L’idea di Galileo nella cultura italiana dal XVI al XIX secolo, in Galileo: la sensata esperienza, testi di Paolo Galluzzi, Leonida Rosino, Gianni Micheli, Antonio Porta, Amilcare Pizzi, Milano, 1988, p. 163-187; trad. francese diLilette Ripert L’idée de Galilée dans la culture italienne du XVIème au XIXème siècle, in Galilée: l’expérience sensible, Paris, Vilo, 1990, p. 163-187.

Lazzaro Spallanzani e il pensiero scientifico del Settecento, in Storia della società italiana, Vol. 12, Il secolo dei lumi e delle riforme, Milano, Sandro Teti Editore, 1989, p. 319-344.

L’interesse per la storia della scienza in Preti, in Il pensiero di Giulio Preti nella cultura filosofica del Novecento, a cura di Fabio Minazzi, Milano, FrancoAngeli, 1990, p. 187-200, ristampa in Gianni Micheli, Mezzo secolo di storia della scienza a Milano, p. 165-185.

Le Questioni meccaniche e Galileo, in Alle origini della rivoluzione scientifica, a cura di Paolo Casini, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 1991, p. 69-89.

Il metodo nel Discours e negli Essais, in Descartes: il Metodo e i Saggi: atti del Convegno per il 350° anniversario della pubblicazione del Discours de la méthode e degli Essais, a cura di Giulia Belgioioso, Guido Cimino, Pierre Costabel, Giovanni Papuli, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 1990, p. 212-221.             

Il mito di Archimede nell’Ottocento e nel Novecento in Italia, in Archimede: mito tradizione scienza: Siracusa - Catania, 9-12 ottobre 1989, a cura di Corrado Dollo, Firenze, L.S. Olschki, 1992, p. 335-345.

Guidobaldo del Monte e la meccanica, in La matematizzazione dell’universo: momenti della cultura matematica tra ‘500 e ‘600, a cura di Lino Conti, Assisi, Porziuncola, 1992, p. 87-104.

I Problemata mechanica di F. Maurolico, in Filosofia e scienze nella Sicilia dei secoli XVI e XVII, vol. 1, a cura di Corrado Dollo,Regione siciliana, Ass. ai bb. cc. aa. e p.i., [Palermo],Catania, Università di Catania, Dipartimento di scienze storiche, 1996, p. 29-37.

La storicità della scienza e la storia della scienza in Marx e Engels, in Friedrich Engels cent’anni dopo. Ipotesi per un bilancio critico; atti del convegno internazionale di studi, Milano, 16-18 novembre 1995, a cura di Mario Cingoli, Milano, Sandro Teti Editore, 1998, p. 162-175. Ristampa in Gianni Micheli, Mezzo secolo di storia della scienza a Milano, p. 187-207.

Ricerca, espressione e comunicazione scientifica, in Le forme della comunicazione scientifica, a cura di Massimo Galuzzi, Gianni Micheli e Maria Teresa Monti, Milano, FrancoAngeli, 1998, p. 19-26.

Sophie Germain, in Donne & scienza: quattro donne che hanno saputo sfidare con successo il mondo scientifico del loro tempo, Milano, Pari e dispari, 2001, p. 15-17.              

Popper e l’origine della scienza, in Filosofia scienza cultura: studi in onore di Corrado Dollo, a cura di Giuseppe Bentivegna, Sante Burgio, Giancarlo Magnano San Lio, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2002, p. 535-544. Ristampa in Gianni Micheli, Mezzo secolo di storia della scienza a Milano, p. 209-224.

Analisi storica del rapporto scienza-filosofia, in Storia della scienza, storia della filosofia: interferenze, Atti del Convegno internazionale di studi, Milano, 12-14 giugno 2003, a cura di Guido Canziani, Milano, FrancoAngeli, 2005, p. 9-17.

La traduzione degli Automata di Erone, in Bernardino Baldi (1553-1617) studioso rinascimentale: poesia, storia, linguistica, meccanica, architettura. Atti del Convegno di studi di Milano, 19-21 novembre 2003, a cura di Elio Nenci, Milano, FrancoAngeli, 2005, p. 247-267.

Malpighi e il microscopio della natura, in From makers to users: microscopes, markets and scientific practices in the seventeenth and eighteenth centuries: proceedings of the International workshop on the history of microscopy - Dagli artigiani ai naturalisti: microscopi, offerta dei mercati e pratiche scientifiche nei secoli XVII e XVIII: atti del Convegno internazionale di storia della microscopia, Milan, October 13-14, 2004, edited by Dario Generali and Marc J. Ratcliff, Firenze, L.S. Olschki, 2007, p. 191-209.

La concezione strumentale della storia della scienza in L. Geymonat, in Ludovico Geymonat, un maestro del Novecento: il filosofo, il partigiano e il docente: atti dei convegni di Barge, 11 ottobre 2008 e di Milano, 24 novembre 2008, a cura di Fabio Minazzi, Milano, Edizioni Unicopli, 2009, p. 453-457. Ristampa in Gianni Micheli, Mezzo secolo di storia della scienza a Milano, p. 225-232.

Per una nuova edizione della Meccanica di B. Baldi, in Saggi di letteratura architettonica: da Vitruvio a Winckelmann, vol. 1, a cura di Francesco Paolo Di Teodoro, Firenze, L.S. Olschki, 2009-2010, p. 221-228.

Una anomalia nella storiografia: la teoria del remo e della voga dall’antichità a oggi, in La scienza antica e la sua tradizione. IV Seminario di studi, Gargnano, 13-15 ottobre 2008, a cura di Ferruccio Franco Repellini, Gianni Micheli, Milano, Cisalpino, 2011, p. 237-256.

La meccanica di Leonardo nella storiografia, in Leonardo 1952 e la cultura dell’Europa nel dopoguerra: atti del Convegno internazionale, Firenze, Istituto nazionale di studi sul Rinascimento, e Vinci, Biblioteca Leonardiana, 29-30-31 ottobre 2009, a cura di Romano Nanni e Maurizio Torrini, Firenze, L.S. Olschki, 2013, p. 171-177.

I principi nelle diverse concezioni della meccanica antica, in Scienze e rappresentazioni: saggi in onore di Pierre Souffrin: atti del Convegno internazionale, Vinci, Biblioteca Leonardiana, 26-29 settembre 2012, a cura di Pierre Caye, Romano Nanni e Pier Daniele Napolitani, Firenze, L.S. Olschki, 2015, p. 3-13.

Lineamenti di una storia dialettica della scienza, in Le radici della razionalità critica: saperi, pratiche, teleologie. Studi offerti a Fabio Minazzi per i suoi sessant’anni, vol. 2, a cura di Dario Generali, Milano, Mimesis, 2015, p. 699-706. Ristampa in Gianni Micheli, Mezzo secolo di storia della scienza a Milano, p. 233-244.

La concezione della storia della scienza di Auguste Comte, in Storia e filosofia della scienza: una nuova alleanza?, Convegno internazionale dedicato alla memoria di Ludovico Geymonat, Varese, 25-26 ottobre 2018, a cura di Fabio Minazzi, Milano, Mimesis, 2024, p. 203-227.- Scienza e letteratura secondo Preti, in Storia e filosofia della scienza: una nuova alleanza?, Convegno internazionale dedicato alla memoria di Ludovico Geymonat, Varese, 25-26 ottobre 2018, a cura di Fabio Minazzi, Milano, Mimesis, 2024, p. 559-568.

Democrazia, in Bíos theôrêtikós e bíos praktikós. Studi offerti a Fabio Minazzi per i suoi settant’anni, (a cura di) Stefania Barile, Florinda Cambria, Elisabetta Scolozzi, Edizioni Mimesis, Milano, p. 873-881.

La figura di Guidobaldo del Monte,in Guidobaldo del Monte nella storia della scienza. Atti del convegno, Mombaroccio, 20 luglio 2024, a cura di Gianni Micheli, Davide Pietrini, Colli al Metauro(PU), Ideostampa (stampa prevista a inizio 2026), p. 15-17.

Guidobaldo del Monte ed il culto della scienza antica,in Guidobaldo del Monte nella storia della scienza. Atti del convegno, Mombaroccio, 20 luglio 2024, a cura di Gianni Micheli, Davide Pietrini, Colli al Metauro(PU), Ideostampa (stampa prevista a inizio 2026), p. 19-28.

Articoli su riviste

Il concetto di automa nella cultura greca dalle origini al sec. IV a.C., «Rivista di storia della filosofia», 53 (1998), p. 421-462. - La sesta parte del Discorso sul metodo di Descartes, «Rivista di storia della filosofia», 59 (2004), p. 389-408.- Ludovico Geymonat e la filosofia della matematica, «Rivista di storia della filosofia», 62 (2007), p. 63-68. - Scienza e tecnica: i testi della meccanica classica nell'opera di Galileo, «Galilaeana», 5 (2008), p. 3-16. - Sulla scelta degli insegnanti universitari, «Il Protagora», 33-34 (2020), p. 371-376. - Adriano Carugo (1936-2020), «Il Protagora», 33-34 (2020), p. 433-435. - Adriano Carugo studioso di Galileo, «Galilaeana», 18 (2021), p. 161-168. - Epistemologia storico-evolutiva e ricerca archivistica: il contributo di Fabio Minazzi, «Il Protagora», 35-36 (2021), p. 299-301. - In occasione del trentesimo anniversario della morte di L. Geymonat, «Il Protagora», 35-36 (2021), p. 327-330. - L’arsenale di Venezia e Galileo, «Il Protagora», 39-40 (2023), p. 149-159. - Massimo Galuzzi. Storico della matematica dell’Università degli studi di Milano, «Il Protagora», 39-40 (2023), p. 479-482. - Descartes nell’interpretazione dei neopositivisti, «Il Protagora», 39-40 (2023), p. 233-239.

Essay review e recensioni

Il “Traité de l’homme” e una supposta crisi della filosofia, «Rivista di storia della filosofia», 16 (1961), p. 315-320. - A proposito di un recente libro di Francesco Barone, «Rivista di storia della filosofia», 42 (1987), p. 99-108. (Francesco Barone, Immagini filosofiche della scienza, Roma-Bari, Laterza, 1983). - A proposito di G.E.R. Lloyd, Disciplines in the making: cross-cultural perspectives on elites, learning and innovation, Oxford, Oxford University Press, 2009. - «Nuncius» 26 (2011), p. 381-389. - Pierre Souffrin, Ecrits d’histoire des sciences, edition de Michel Blay, Francesco Furlan et Michela Malpangotto, Paris,Les belles lettres, 2012. - «Nuncius», 29 (2014), p. 265-272.

Henri Gouhier, Les premières pensées de Descartes. Contribution à l'histoire de l'Anti-Renaissance, Paris, Vrin, 1958. - «Rivista di storia della filosofia», 14 (1959), p. 231-233. - Jeanne Roussieu, Sagesse cartésienne et religion. Essai sur la connaissance de l'immortalité de l'âme selon Descartes, Paris, Presses Universitaires de France, 1958. - «Rivista di storia della filosofia», 14 (1959), p. 464-465. - René Descartes, Il Mondo ovvero Trattato della Luce, trad. di Gianfranco Cantelli, Torino, Boringhieri, 1959. -«Rivista di storia della filosofia», 15 (1960), p. 322-323. - Vittorio Enzo Alfieri, Il problema Pascal, Milano, Nuova Accademia Editrice, 1959. - «Rivista di storia della filosofia», 16 (1961), p. 227-228. - Pierre Frédérix, Monsieur René Descartes en son temps, Paris, Gallimard, 1959. - «Rivista di storia della filosofia», 16 (1961), p. 124-125. - Blaise Pascal, Opuscoli e scritti vari, a cura di Giulio Preti, Roma-Bari, Laterza, 1959. - «Rivista di storia della filosofia», 16 (1961), p. 125-126. - J. H. M. Salmon, The French Religious Wars in English Political Thought, Oxford, Oxford University Press, 1959. - «Rivista di storia della filosofia», 17 (1962), p. 225-226. - J. O. de La Mettrie, L’Homme Machine, A Study in the origins of an idea, edizione critica con una monografia introduttiva di Aram Vartanian, Princeton, NJ Princeton University Press, 1960. - «Rivista di storia della filosofia», 19 (1964), p. 465-466. - Paul Delaunay, La zoologie au seizième siècle, Paris, Hermann, 1962 - «Rivista di storia della filosofia», 21 (1966), p. 234-235. - Francesco Marcianò, Il pensiero scientifico di Descartes, Torino, S.E.I., 1962. - «Rivista di storia della filosofia», 21 (1966), p. 344-345. - Davide Pietrini, Matematica antica, macchine e strumenti. L’umanesimo matematico a Urbino dal tardo Rinascimento alla rivoluzione galileana, «Il Protagora», 39-40 (2023), p. 522-523.