N.2 2025 - Scientia | Online first

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Paesaggi di scienza. Luoghi, oggetti, saperi, immaginari

Claudia Addabbo

Tiziana N. Beltrame

Federica Bonacini

Paola Bernadette Di Lieto

Elena Maria Rita Rizzi

Luca Tonetti

Valentina Vignieri

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Dal 3 al 6 settembre 2025 si è svolta presso l’Università di Padova la terza edizione di Storie di scienza, il Convegno di giovani studiose e studiosi di storia della scienza promosso dalla Società Italiana di Storia della Scienza (SISS). Dopo le edizioni di Storie di scienza (2021) e Natura incognita (2023), questo terzo incontro ha confermato l’obiettivo di offrire uno spazio di confronto a dottorande e dottorandi, assegniste e assegnisti, borsiste e borsisti di ricerca, per favorire lo scambio di prospettive, metodi e temi di indagine nel campo della storia della scienza e della tecnica.

La scelta di Padova come sede del convegno si lega alla stretta connessione tra la storia della scienza e la storia dell’Ateneo la cui vita scientifica è stata segnata dalla continua sperimentazione di pratiche di osservazione, insegnamento e ricerca innovative. Dall’Orto botanico al Teatro anatomico, alle esperienze di Galileo Galilei, Antonio Vallisneri, Giovanni Battista Morgagni e Giovanni Poleni, il contesto padovano costituisce una cornice significativa per riflettere sui modi in cui la conoscenza scientifica è stata costruita e trasmessa attraverso spazi, oggetti e istituzioni. In occasione del convegno, i partecipanti hanno potuto accedere gratuitamente o a tariffa ridotta ai musei universitari, così da favorire una conoscenza diretta del patrimonio storico-scientifico dell’Ateneo di Padova.

Il titolo scelto per l’edizione 2025, Paesaggi di scienza. Luoghi, oggetti, saperi, immaginari, intendeva stimolare una riflessione sui modi in cui la scienza prende forma nello spazio – fisico, materiale e simbolico – e sulle relazioni che legano le pratiche scientifiche ai contesti sociali, naturali e culturali in cui si collocano. I ‘paesaggi di scienza’ diventano così una chiave di lettura per indagare gli oggetti della scienza e gli attori che li abitano, le immagini che li rappresentano, i luoghi che li ospitano, gli immaginari che li interpretano, e la loro trasformazione nel tempo e nello spazio. L’incontro ha infatti abbracciato una prospettiva storica di ampio respiro, con interventi che hanno spaziato dall’antichità fino ai tempi contemporanei.

Con l’eccezione della prima giornata, tenutasi al Museo botanico dell’Università di Padova, il convegno si è svolto prevalentemente presso il Dipartimento di Scienze storiche, geografiche e dell’antichità (DiSSGeA), che offre una vista suggestiva sul Duomo, in cui non mancano tracce della storia scientifica urbana come la lastra sepolcrale del medico e astronomo Jacopo Dondi dell’Orologio (c. 1293-1359). La città di Padova custodisce infatti numerosi riferimenti, più o meno visibili, alla scienza e alla sua storia.

Questa terza edizione ha visto la partecipazione di 61 relatori e relatrici per 17 panel divisi in sessioni parallele. I numerosi interventi in lingua inglese segnalano una crescente partecipazione di giovani ricercatori e ricercatrici non italiani alle conferenze della Società Italiana di Storia della Scienza.

I contributi della prima giornata sono stati interamente dedicati alla storia della botanica. Dopo i saluti istituzionali, il convegno si è aperto con la keynote lecture Landscaping For, With, or Against Science? Colonial Botanic Gardens (19th Century) di Marine Bellégo (maîtresse de conférences all’Université Paris Cité) che ci ha portato al Giardino botanico di Calcutta. L’intervento di Bellégo si è soffermato sulle dinamiche di potere sottostanti il funzionamento del giardino nonché sulle continue tensioni tra i tentativi degli amministratori coloniali di rendere il Giardino di Calcutta un nodo chiave del farsi della scienza globale e la dimensione locale dei processi di produzione del sapere botanico. Dopo un panel interamente dedicato alla botanica, la professoressa Elena Canadelli ha accompagnato il gruppo in una visita del Museo botanico, di cui è direttrice scientifica, e dell’Orto botanico di Padova, fondato nel 1545 e patrimonio Unesco dal 1997.

Anche nei giorni seguenti, svoltisi al DiSSGeA, non sono mancati i riferimenti alla storia della botanica. In linea con gli interventi del primo giorno, si è prestata particolare attenzione alla storia coloniale e sociale della produzione del sapere botanico. La dimensione coloniale delle pratiche scientifiche è emersa come tema di crescente interesse per le giovani generazioni di storici e storiche della scienza, come evidenziano gli interventi di Luca Campagnoni e di Costanza Bonelli, rispettivamente legati alla storia della fisica e della medicina.

La seconda keynote lecture, The Tartar Moment: Crises and the Globalization of Chinese Sciences in Early Modern Europe, tenuta da Gianamar Giovannetti-Singh (assistant professor of Colonial Environmental History and Decolonial Futures all’Università di Amsterdam), ha esplorato come la crisi conseguente alla conquista dell’impero Ming da parte dei Manciù abbia segnato l’inizio di una nuova fase di scambi interculturali tra Cina e Europa, in cui figure come il gesuita Martino Martini hanno giocato un ruolo cruciale. La circolazione dei saperi scientifici e dei loro usi rimane infatti una questione rilevante per la storia della scienza, come è emerso anche negli interventi presentati durante il Convegno, per esempio nei panel Knowledge in Use e Circolazioni di saperi. Un altro tema centrale rimane il legame tra scienza e politica come evidenziato dal panel Diplomazia e cittadinanza attiva.

Molte relazioni si sono inoltre concentrate sulla cultura materiale e visuale della scienza, a cui il Convegno era dedicato. Tra le altre, ricordiamo: Le Scienze della Terra tra Ottocento e Novecento: storie, immagini, musei e Through Art and Science: The Early Modern Understanding of Earth’s Materials. Gli interventi hanno illustrato il ruolo chiave delle fonti materiali e visive per la storia della scienza, approfondendo le dinamiche culturali, sociali e politiche alla base dei processi di musealizzazione e patrimonializzazione della scienza in Italia e non solo. Loeiza Iacono, per esempio, ha presentato le affascinanti collezioni didattiche otto-novecentesche di storia naturale conservate nei licei parigini. Il Convegno ha confermato l’ecletticità delle fonti e l’eterogeneità degli approcci adottati. I panel Gestione delle acque e Ambienti, paesaggi, risorse hanno mostrato il dialogo proficuo tra storia della scienza e storia ambientale. Il Convegno ha dato voce ad approcci innovativi e interdisciplinari, mettendo in luce una storia della scienza sempre più in dialogo con altre discipline, dalla storia delle donne e di genere, come nel panel Autorità e soggettività scientifica tra questioni genere, razza e specie, alla storia materiale e agli studi museali, dalla storia economica alla storia ambientale.

Il Convegno ha previsto anche momenti di svago e socialità, che hanno contribuito a rafforzare il dialogo tra i partecipanti. La cena sociale è stata ospitata al Piano Nobile del Caffè Pedrocchi, luogo storico di incontro per il mondo intellettuale e politico ma anche scientifico: fu infatti inaugurato in occasione del IV Congresso degli Scienziati Italiani nel 1842.

Fig.1 - Il comitato organizzatore.

La gita sociale del 6 settembre ha portato i partecipanti a Chioggia, con un’escursione in barca a bordo del Bragozzo di Ulisse e una visita guidata al Museo di Zoologia Adriatica “Giuseppe Olivi”. Il museo, situato nella splendida cornice di Palazzo Grassi, affacciato sul Canal Vena, ospita un’importante collezione di fauna marina dell’Adriatico. Tra gli esemplari più affascinanti vi è senz’altro Olivia, lo squalo elefante situato al piano superiore, di grande impatto visivo, che invita a riflettere sulla ricchezza e sulla fragilità degli ecosistemi marini.

Fig.2- I convegnisti in visita al Museo di Zoologia Adriatica “Giuseppe Olivi”, a Chioggia.