Elena Canadelli e Paola Bernadette Di Lieto. Da cimeli a beni culturali. Fonti per una storia del patrimonio scientifico italiano
anna.giatti@gmail.com
Milano, Editrice Bibliografica, 2024, p. 336, ISBN: 9788893576307
https://editricebibliografica.mediabiblos.it/archivio/canadelli-di_lieto_pdf_GOA.pdf
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La storia del patrimonio scientifico e tecnologico di interesse storico costituisce un capitolo complesso e difficile in Italia. La cura e, prima ancora, il riconoscimento del valore culturale di questi beni sottostanno, ancora oggi, alla predominanza del patrimonio artistico, architettonico e archeologico. A distanza di anni, ma spesso di decenni, il dibattito si è periodicamente riacceso portando una sempre maggiore consapevolezza; certamente nel tempo importanti azioni sono state intraprese, e passi avanti fatti, ma mai si è raggiunto un pieno riscatto del bistrattato patrimonio di cui sopra. Quello che ancora più colpisce è che tutte le volte sembra che si riparta da zero, nell’inconsapevolezza dei più riguardo alle battaglie già condotte da parte di uomini e donne competenti e appassionati.
Anche per questo è importante questo volume, che grazie ad una raccolta di fonti mette in fila i corsi e ricorsi lasciando emergere tanto i risultati raggiunti quanto i temi ricorrenti e le necessità solo parzialmente soddisfatte. Di notevole utilità ed efficacia anche la selezione di fotografie di allestimenti del passato che fornisce evidenza di quanto argomentato nei documenti e nei commenti.
Curato da Elena Canadelli e Paola Bernadette Di Lieto, il testo scaturisce dall’avvio di una tesi di dottorato, e rappresenta quindi il primo passo di una ricerca specifica assolutamente necessaria per comporre un quadro unitario del difficile percorso del patrimonio scientifico e tecnologico nella sua interezza, considerando cioè anche il patrimonio naturalistico e quello legato alle discipline mediche. Un riconoscimento di valore che oltre a costituire l’ossatura su cui innestare la divulgazione dei numerosi significati di questi beni, ha come immediata conseguenza l’attivazione del meccanismo di tutela, conservazione e cura, una protezione necessaria per permetterne il godimento anche alle generazioni future.
Nel volume viene presentata la raccolta ordinata di una serie di fonti sull’argomento concernenti l’Italia dall’Unità in poi. Si tratta di una serie così corposa da renderne difficile il resoconto puntuale, per la cui interpretazione il lettore è comunque supportato e condotto da testi introduttivi. Le fonti sono raccolte cronologicamente all'interno delle seguenti sezioni: I “cimeli” della scienza in mostra; Verso la tutela del patrimonio storico-scientifico; Documentare i “primati” della scienza; Per un inventario degli strumenti scientifici; I musei scientifici tra legislazione e valorizzazione. Alcuni temi sfuggono, necessariamente, da questo ordinamento perché trasversali e ricorrenti, ma grazie alla struttura riusciamo a coglierne la diversa declinazione dovuta ai diversi contesti, e soprattutto ai diversi momenti storici. Un esempio è la necessità di conoscere e mappare il patrimonio.
Un altro tema trasversale, ma soprattutto lontanissimo dall’essere ad oggi risolto, riguarda la necessità di mettere in campo persone competenti, con conoscenze specifiche sul patrimonio scientifico materiale, competenze tanto cruciali quanto rare. Se fin dall’inizio del Novecento si chiede l’istituzione della figura dell’Ispettore onorario come riferimento esperto e necessario, anche se senza compenso e animato da una dedizione assoluta, sarà l’obbiettivo di una apposita formazione per gli operatori e la individuazione di organi di tutela specifici e dedicati ad animare, fra l’altro, gli sforzi degli ultimi decenni di quel secolo. Ricorrenti in più sezioni sono anche i nomi di alcuni protagonisti e dei due principali poli italiani di questa storia, Firenze e Milano.
Un altro tema importante che viene individuato presto e poi posto di nuovo con forza e chiarezza negli anni ’80 del Novecento è quello relativo alla necessità di supportare gli enti di formazione e ricerca scientifica, che sono i produttori di questo patrimonio materiale ma che hanno difficoltà a garantirne valorizzazione e tutela una volta che questo diventa obsoleto per l’attività corrente ma va rivestendosi del suo valore storico.
Quello che evolve invece con chiarezza nel tempo è la visione del significato di questo patrimonio, dello scopo per cui salvarlo e promuoverlo. Se inizialmente, fin dalla fine dell’Ottocento, si considera composto da ‘reliquie’ atte a glorificare le figure più celebri, i santi laici della scienza, esempio di virtù e grandezza, il primo dopoguerra vedrà una strumentalizzazione dei ‘cimeli’ funzionali alla narrazione dell’Italia come patria di menti geniali, talvolta incomprese, in ogni caso sicuramente da rivendicare come protagoniste del progresso e dell’ottenuto benessere generale. Presto nel secondo dopoguerra si assiste a un cambio di visione che sposta progressivamente il centro dalla riscossa nazionalista all’emancipazione culturale, all’apprezzamento del genere umano tutto e alla comprensione della sua storia, fatta non solo di guerre. Nei documenti degli ultimi decenni del Novecento si parla poi del patrimonio scientifico e tecnologico quale strumento di riscatto, indispensabile mezzo per la conquista democratica di una diffusa e migliore civiltà. Questa evoluzione è apprezzabile anche attraverso la terminologia usata, come giustamente sottolineato dal titolo del volume.
Venendo alle sezioni di cui si compone il volume, la prima è dedicata alle occasioni espositive, tutte animate da intenti celebrativi e indirizzati a singoli, celeberrimi scienziati. Comprende i documenti più datati, risalenti anche all’Ottocento. I beni rappresentano qui l’oggetto di una venerazione e vengono allestiti in architetture che parlano esse stesse. La sezione comprende documenti fondanti per la storiografia degli strumenti scientifici di interesse storico.
La seconda sezione dell’antologia è dedicata alle vicende legate alla tutela ed è incentrata sul Congresso Nazionale di Storia Critica delle Scienze Mediche e Naturali del 1922 dove, con il suo discorso sullo stato di abbandono del patrimonio scientifico italiano, Andrea Corsini provocò un potente scossone al quale seppe far seguire azioni importantissime come la fondazione del Gruppo fiorentino per la tutela del patrimonio scientifico nazionale. Si rende conto anche di reazioni del mondo politico, troppo brevi e troppo tiepide però per incidere veramente. La sezione ha il pregio di comprendere inediti e documenti d’archivio poco accessibili.
La terza sezione riguarda i ‘primati’ della scienza e contiene anch’essa fonti archivistiche poco note e accessibili. Qui emergono il ruolo del CNR appena fondato e una visione nuova del concetto di museo, un luogo non più triste e stazzonato ma vivo e pulsante. La strategia maturata per far emergere il ruolo documentario degli oggetti, comunicatori ancora più efficaci dei testi, è qui, per periodo storico, sempre impregnata dei propositi di riscatto della scienza italica. Salvo nell’ultimo documento, risalente al 1949, dove nelle parole di Guido Ucelli, che ripercorre le travagliate vicende per la costituzione del Museo Nazionale milanese, si apprezza un cambiamento di vedute.
La quarta sezione approfondisce il tema, in realtà trasversale come detto, della mappatura del patrimonio. Un’impresa più volte intentata, che ha condotto a risultati importanti ma mai definitivi a livello nazionale. Un'impresa che si è rivelata nel tempo davvero troppo ardua, tanto da stimolare azioni a livello regionale, più gestibili. Ai temi dell’inventariazione e catalogazione, e quindi riconoscimento, è ovviamente molto legato, come si evince anche dai documenti, quello del personale competente.
L’ultima sezione affronta il tema della legislazione e riguarda da vicino le collezioni e i musei scientifici. Molti sono i temi che emergono, dalla necessità di trovare fondamenti metodologi per il restauro, alla natura variegata degli istituti dove si conservano le raccolte storico-scientifiche, alla necessità di riscatto rispetto al ruolo a dir poco ancillare rispetto ai beni artistici, tema di cui seppe farsi straordinaria interprete Maria Luisa Righini Bonelli. Ma forse la maggiore ricchezza della sezione sta nei due numeri della rivista del Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica usciti fra gli anni ’80 e ’90 del Novecento. Un periodo contraddistinto dalla presenza di Antonio Ruberti, ministro che seppe animare, attraverso iniziative concrete e leggi di finanziamento, una delle epoche più produttive e stimolanti di questa travagliata storia.
In conclusione, la ricerca sul travagliato percorso che ha portato il patrimonio in questione ad essere oggi giustamente considerato imprescindibile per lo studio delle discipline scientifiche e della loro storia, viene efficacemente favorita dall’antologia commentata di fonti offerta dal volume. Questa accessibilità però è auspicabilmente utile anche ai non addetti ai lavori perché rende evidente quanto sia solida e radicata nel tempo la consapevolezza della potenzialità di questo patrimonio per un progresso culturale indispensabile soprattutto in un presente dove lo sviluppo scientifico e tecnologico hanno un peso enorme.