N.2 2023 - Scientia | Dicembre 2023

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Natura incognita. Luoghi, metodi e rappresentazioni nello studio della natura

Claudia Addabbo

Università degli Studi di Padova claudia.addabbo@unipd.it

Alessandra Passariello

Stazione Zoologica Anton Dohrn, Napoli alessandra.passariello@szn.it

Valentina Vignieri

Museo Galileo - Istituto e Museo di Storia della Scienza v.vignieri@museogalileo.it

Denise Vincenti

Università degli Studi di Milano-Bicocca denise.vincenti@unimib.it

II edizione del Convegno di giovani studiose e studiosi di storia della scienza

Società Italiana di Storia della Scienza (SISS)

Stazione Zoologica Anton Dohrn (NA), 6-8 settembre 2023

Abstract

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Quando nel 1778 re Ferdinando IV di Borbone ordinò all’architetto Carlo Vanvitelli di realizzare un giardino pubblico dedicato al ‘Real passeggio’ dell’aristocrazia napoletana, non poteva immaginare quale destino attendesse la sua ‘Villa Reale’. Nata come passerella dell’alta società napoletana, come status symbol per pochi, in alcune occasioni, tuttavia, apriva le porte al passeggio di gente comune, poveri e servitori. Già con l’unità d’Italia, il suo nome sfumò in un più sobrio toponimo e così la ‘Villa Comunale’ divenne prima luogo di svago e poi di promozione della ricerca scientifica e di esposizione al pubblico delle meraviglie dell’ambiente marino.

Proprio in quegli anni, infatti, lo zoologo tedesco Anton Dohrn (1840-1909) ottenne dal Comune di Napoli il permesso di costruire un edificio in stile neoclassico sulla spiaggia antistante la riviera di Chiaia. L’idea era realizzare un centro di ricerca all’avanguardia: al piano terra sarebbe stato allestito un acquario mentre laboratori di ricerca avrebbero occupato il primo piano dell’edificio.

Fondata nel 1872, la Stazione Zoologica di Napoli (SZN) si è trasformata nel corso di 151 anni in un centro di ricerca dedicato allo studio degli organismi e degli ecosistemi marini e alle strategie di conservazione della biodiversità in mare.

In questo luogo ricco di stratificazioni culturali, testimone di una parte importante della storia delle istituzioni scientifiche italiane, si è svolta la seconda edizione del Convegno di giovani studiose e studiosi di storia della scienza, organizzato dalla Società Italiana di Storia della Scienza (SISS) dal 6 all’8 settembre 2023.

L’idea ispiratrice del convegno, organizzato ogni due anni, è creare un’occasione periodica di incontro fra giovani studiose e studiosi per condividere i propri progetti e conoscere così le linee di ricerca emergenti e gli sviluppi della disciplina, in Italia e all’estero.

La prima edizione, Storie di scienza, si è svolta in modalità online dal 15 al 17 ottobre 2021 e ha visto la partecipazione di 60 studiosi, da tutt’Italia e non solo. Nel 2023 la sfida si è riproposta, questa volta in presenza, attraendo 51 giovani relatori da università e centri di ricerca europei.

Il tema unificante di questa II edizione è la natura incognita, esplorata non solo nell’accezione classica che vede la dimensione sconosciuta o poco nota della natura, come oggetto e fine della scoperta scientifica, ma anche attraverso la valorizzazione degli aspetti materiali, visuali e, più genericamente, contestuali che da sempre accompagnano la pratica scientifica e verso i quali la storiografia si rivolge oggi con rinnovato interesse.

Riprendendo alcuni dei temi trattati nel convegno, incognite sono apparse, nei secoli, le modalità percettive per così dire ‘alternative’, come le sinestesie e il cosiddetto ‘sesto senso’ nel contesto più ampio della storia della psicologia. Ancora, nell’accezione di natura come oggetto della ricerca scientifica, ignoti sono per Galileo i ‘mille misterii’ della natura, le cause delle eclissi per l’astronomia seicentesca e quelle dei terremoti nell’insistente coerenza del sistema aristotelico.

Poco note sono ancora le tecniche tintorie medievali e da svelare e approfondire le strategie di ritocco fotografico utilizzate nella ricerca paleontologica del Novecento, così come i metodi di pietrificazione dei corpi umani. Questi e altri contributi hanno animato il dibattito incentrato sulle tecniche, i materiali e gli strumenti inesplorati della ricerca scientifica.

È emerso, inoltre, un particolare interesse nella comunità di giovani studiose e studiosi di storia della scienza per la storia della botanica, una disciplina a lungo trascurata dalla storiografia a favore della zoologia, ma che negli ultimi anni è oggetto di interessanti contributi. Due sessioni del convegno hanno visto protagoniste le rose di Paestum, l’esotica passiflora, le collezioni cecidologiche del Museo Botanico di Padova, lo zenzero e le ‘erbe alchemiche’.

L’ignoto, però, è anche questione di metodologia: è nei manoscritti, nei principi che informano la costruzione di strumenti scientifici, nelle collezioni di oggetti naturali che, apparentemente più silenziose dei testi scritti, sono testimoni e tracce delle pratiche scientifiche del passato.

La natura incognita è, quindi, fortemente interdisciplinare: una natura intesa sia in senso stretto, nell’accezione classica delle scienze naturali, sia in senso lato, lasciando spazio allo studio della natura vegetale, animale e umana o alle rappresentazioni matematiche e fisiche del mondo.

La vocazione interdisciplinare dell’incontro si accompagna a una prospettiva storica di ampia durata, dall’antichità all’epoca contemporanea, e mostra come i percorsi dello studio della natura si siano dipanati non solo attraverso varie discipline scientifiche, ma anche in diversi contesti temporali e geografici.

Lo svolgimento del convegno presso la SZN è stato anche un’occasione per far conoscere il ricco patrimonio storico e culturale dell’Istituto. In particolare, sono state organizzate visite guidate all’Acquario storico, inaugurato al pubblico il 26 gennaio 1874 e oggi completamente ristrutturato tenendo fede al modello ottocentesco, e al Museo Darwin-Dohrn, dedicato al sodalizio tra Charles Darwin e Anton Dohrn, che oggi si pone come un punto di riferimento per la comunicazione pubblica degli studi sulla biodiversità e l’evoluzione in ambiente marino. Infine, grazie alla guida di Christiane Groeben, già archivista della Stazione Zoologica Anton Dohrn e oggi Chair dell’Istituto, è stato possibile visitare la Sala degli Affreschi, in cui le opere di Hans von Marées e Adolf von Hildebrand mostrano ancora oggi scene ispirate alla vita nel golfo di Napoli di fine Ottocento.

Durante tutta la durata del convegno, le vetrine della Boveri Hall, sala intitolata al noto embriologo tedesco Theodor Boveri, hanno ospitato una mostra ispirata al tema della natura incognita, curata da Andrea Travaglini, responsabile dell’Archivio storico della SZN. Una selezione di oggetti storici provenienti dalle collezioni del Museo Archivio e Biblioteca dell’Istituto è stata l’interessante cornice dei momenti di aggregazione fra i partecipanti, dalla registrazione alle pause caffè. Si tratta di reperti museali in liquido e a secco, fotografie e disegni d’archivio in originale, libri e pubblicazioni, oggetti che offrono differenti spunti di riflessione sul tema della natura incognita a Napoli e suggeriscono come, probabilmente, in questo golfo i segreti della vita sottomarina siano stati storicamente percepiti prima che in altre aree geografiche.

Natura incognita non è stato però solo un viaggio dell’intelletto nelle storie più remote delle scienze della natura ma anche un’occasione per familiarizzare con il volto meno conosciuto di Napoli e dei suoi dintorni. La sera del 7 settembre, dopo un’intensa giornata di lavori scientifici alla Stazione Zoologica, un folto gruppo di convegnisti si è ritrovato per la cena sociale sulla terrazza del Club Nautico della Vela, sede del circolo fondato nel 1901 nel Borgo Marinaro, a pochi passi dal lungomare partenopeo.

Come ogni città che vanti origini antiche, Napoli ha più volti da scoprire. Molti si recano a sud, alle pendici del Vesuvio per cogliere il cuore pulsante dell’antica Roma, visitando gli scavi di Pompei, Ercolano e Stabia; altri visitano il suo centro storico, cercando le tracce sobrie del Medioevo nella Basilica di Santa Chiara o i capricci dell’arte barocca negli ornamenti della Chiesa del Gesù Nuovo; pochi vanno verso nord, alla scoperta dei Campi Flegrei, le ‘terre che bruciano’, teatro di un’intensa attività vulcanica. Conoscere il territorio per i giovani partecipanti al convegno SISS ha significato visitare il Parco Archeologico di Cuma, primo insediamento della Magna Grecia sul litorale campano, la Piscina Mirabilis, antica cisterna romana scavata nel ventre della collina antistante il lago di Miseno, e infine costeggiare le rive del lago Fusaro, che in epoca romana fu la sede del primo impianto di ostricoltura italiano e dove nel 1782 fu edificata, in mezzo alle acque, la Casina Vanvitelliana.

Viaggiare, dunque, non solo spostarsi. Fare rete e non semplicemente incontrarsi. Questa la convinzione del Comitato organizzativo del Convegno giovani SISS 2023 e della Società Italiana di Storia della Scienza, ovvero che la condivisione di spazi ed esperienze dirette possa favorire ulteriormente la creazione di un network che resti attivo e cresca nel tempo, anche al di là dei singoli convegni.